#STORIE CALCISTICHE: Chi ha segnato per primo?
Il 18 ottobre del 1942 moriva Federico Ferrari-Orsi, il primo marcatore della storia del Torino, colui che aprì le marcature del primo derby Toro-Juve, giocato il 13 gennaio 1907.
Federico Ferrari-Orsi: il primo marcatore della Storia del Torino
13 gennaio 1907, Velodromo "Umberto I" di Torino. Oggi non esiste più, sopra i suoi resti è stata costruita parte del quartiere "Crocetta". Quel giorno, però, il Velodromo era ancora lì per ospitare una partita di uno sport che, a dirla tutta, a quell'epoca non è che attirasse ancora particolare attenzione: il calcio.
Era dal 1898 che la struttura, costruita tre anni prima, ospitava le partite di quello strano gioco arrivato dall'Inghilterra. Vi trovò ospitalità il primo campionato italiano patrocinato dalla FIF, Federazione Italiana Football, che dal 1909 si sarebbe chiamata FIGC. Campionato diverso da come siamo abituati oggi: tutto in un giorno, l'8 maggio, con quattro squadre al via. Tre delle compagini erano di Torino, come la Federazione, del resto: la Torinese, la Ginnastica Torino e Internazionale Torino. Completava il quadro la più antica delle formazioni italiane, il Genoa, che vedeva nelle sue fila cinque giocatori inglesi (e gli uomini d'Albione, con anni di esperienza calcistica in più nelle vene, erano un incredibile valore aggiunto). Proprio il Genoa a trazione anglosassone avrebbe poi trionfato 2-1 nella finale contro l'Internazionale Torino. Il pubblico? Cinquanta spettatori in media per le semifinali, cento per la finale. I tempi sarebbero cambiati.
Torniamo, però, al 1907. Anche la storia del Velodromo, a quel punto, era cambiata: dal 1904, infatti, l'imprenditore svizzero Alfred Dick, amministratore di un'azienda di pelli e calzature, un tipo decisamente fumantino, lo prese in affitto permanente nel 1904 per ospitare le sfide disputate dalla squadra di cui era presidente, la Juventus, che fino a quel punto aveva giocato in un campo improvvisato sulla spianata di Piazza d'Armi. Dick, che contribuì non poco ad accrescere il prestigio dei bianconeri in quei primi anni della loro esistenza, decise di investire sullo "stadio", costruendo anche una tribuna (fino a quel punto gli spettatori stavano in piedi dietro a una fune che li divideva dal terreno di gioco).
Il Velodromo "Umberto I"
Nel 1906, però, la svolta: Dick avrebbe voluto cambiare la Juventus e renderla più internazionale (al punto da cambiarne il nome in Jugend), ma trovò la ferma opposizione del consiglio direttivo che, di fatto, lo mise alla porta. Il dirigente, così, fu defenestrato ma, fumantino com'era, impiegò poco a meditare la vendetta. Contattò i dirigenti di un'altra squadra di Torino, la Torinese (che due anni prima aveva estromesso dal campo del Velodromo) e insieme a loro, su un tavolo della Birreria Voigt in Piazza Solferino (oggi Bar Norman) il 3 dicembre 1906 fondò un nuovo club: il Torino.
La squadra mise insieme giocatori della Torinese, altri "fedelissimi" di Dick strappati alla Juventus e altri ancora alla prima esperienza. Una compagine ex-novo con un'unica grande certezza: poter disporre di un'eccellente struttura in cui giocare, ovvero il Velodromo. Dato che il contratto d'affitto non era a nome della Juventus, ma dello stesso Dick, infatti, i bianconeri si ritrovarono dal mattino alla sera senza un campo e così, il 13 gennaio 1907 la sfida di Prima Categoria Torino-Juventus, il primo Derby della Mole, vide i granata ospitare la Juve proprio sul campo dove i rivali avevano giocato negli ultimi anni.
Finì 2 a 1 per il Toro. Il primo marcatore in assoluto della storia granata fu Federico Ferrari-Orsi, difensore classe 1886, originario di Rivoli, tra i fondatori seduti la sera del 3 dicembre 1906 alla Birreria Voigt, al 20' del primo tempo. Gli fece eco, al quarto d'ora della ripresa, uno degli ex in campo, l'attaccante svizzero Hans Kampfer. A nulla sarebbe valso il gol della bandiera di Borel, a tempo quasi scaduto, su calcio di rigore.
Era un'epoca lontana, in cui si giocava un calcio lontano anni luce non solo da quello odierno, ma anche da quello a cavallo tra le due guerre. Uno sport per pochi, non ancora professionistico, con un pubblico ridotto, quasi invisibile rispetto a quello di altre discipline. Anche per questo non è facile ricostruire le storie calcistiche dei protagonisti-pionieri di quel 13 gennaio, che spesso sono brevi, lacunose. Quanto a Kampfer, che aveva già giocato in precedenza con le maglie del Montriond Lausanne in patria e, nel 1906, nella Juve, la punta svizzera disputò in totale cinque partite in granata, segnando la bellezza di 7 gol (di cui 4 nel derby di ritorno, ancora oggi record assoluto per la stracittadina della Mole), prima di tornare in Svizzera nelle fila degli Young Boys di Berna. Anche Ferrari-Orsi giocò solo quell'anno in granata: cinque partite e un solo gol, all'esordio. Poi, appese gli scarpini iniziando una fortunata carriera nell'Esercito: prima l'Accademia a Modena, poi la Cavalleria, una medaglia d'argento nella Grande Guerra e l'ascesa fino al grado di Generale di Corpo d'Armata sul fronte nordafricano nel secondo conflitto mondiale. Morì a Deir-el-Munassib, ucciso da una mina il 18 ottobre 1942, pochi giorni prima dell'inizio della seconda battaglia di El-Alamein. Fu triste anche il destino del vulcanico artefice di queste storie calcistiche, Alfred Dick: il 10 agosto 1909, appena quarantaquattrenne, pose fine alla sua vita sparandosi alla tempia.
Alfred Dick
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