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La mia prima classe


Mi sembra ieri, eppure son già passati parecchi mesi; anzi, a dirla tutta è già da qualche anno che cercavo l'occasione per propormi come docente all'UNITRE di Condove. Penso da quella sera in cui, insieme ai ragazzi di Vox Condoviae, tenni la mia primissima lezione, L'Altro Medioevo. Quasi tre anni fa.


Poi, l'idea, una sera di fine estate 2017. Dato che le grandi idee vengono di sera, mi misi a scrivere di getto il programma di un ciclo d'incontri, deciso a parlare nei giorni successivi con il presidente dell'Università della Terza Età, Claudio Votta. Rossana, lì per lì, mi guardò strano e non posso biasimarla: eravamo già a letto e alzarsi per buttar giù il programma di un ipotetico ciclo di lezioni, otto nello specifico, su un tema astratto come la storia del viaggio è obiettivamente cosa strana. Inoltre, sarebbe piaciuta l'idea di un simile malloppone?

Incontrai Claudio pochi giorni dopo: ci eravamo sentiti al telefono e mi aveva detto di esser felice della possibilità di una collaborazione. Anche l'idea del corso lungo piacque e così mi misi al lavoro, in vista della prima lezione a novembre.


Quell'8 novembre ero in ansia totale: era il mio primo giorno di scuola. Non avevo mai spiegato qualcosa per due ore consecutive, con delle slide da far scorrere, tenendo conto del tempo... e partendo da un testo che avevo scritto io, ma che non immaginavo come potesse essere recepito da un pubblico così eterogeneo. Ero tanto in ansia che dopo mezz'ora scarsa di lezione proclamai solennemente la pausa, convinto fosse passata già un'ora. Da lì, però, mi ripresi: giunto alla fine del pomeriggio, stanco come avessi fatto una corsa, mi guardai intorno e... chissà, forse, era piaciuto. Forse qualcuno tornerà...

Due settimane dopo la mia classe era di nuovo lì, davanti a me. Da lì in poi, è stato tutto un viaggio in discesa: di volta in volta il pubblico non diminuiva e pian piano cominciavo a prendere anche dimestichezza coi tempi. Ho imparato che è quello il difficile, quando si hanno tante cose da dire e il tempo picchetta tiranno dal cronometro di Powerpoint. Anzi, il tempo è tiranno sempre, anche a casa, quando i tempi da gestire erano quelli di produzione, specialmente nell'ultimo periodo, con gli incontri a cadenza settimanale: cerca, scrivi, rileggi, riscrivi, scarica immagini, prepara slide, studia slide. Magari nell'ultima mattinata utile, senza mangiare per arrivare a lezione puntuale: perché, se il ritardo già di per sé è sconsigliabile, quando si è dalla parte del "prof" diventa decisamente meno giustificabile.

Così arriviamo a oggi. Oggi ero emozionato: prima di uscire ho guardato Rossana e le ho proprio detto: "Sono emozionato". In fondo, lo ero, e lo sono ancora, per tanti motivi: da quando sono piccolo ho sempre voluto raccontare una grande storia, perché, in un certo senso, lo sento come qualcosa che è parte di me. Ho tante "grandi storie" (dei dinosauri, dei funghi, dell'automobilismo, degli animali,...) sparse in mobili e cassetti della casa, tutte iniziate, nessuna finita. Tranne una, da oggi. Ho imparato che il dover realizzare qualcosa t'impone di finirlo. Per questo, questa Storia in Viaggio, i cui appunti stringo tra le mani e che conto di riportare ancora "per strada" in futuro, in questa sua prima edizione è stata una delle cose più belle che abbia fatto nella mia vita.

E lo è stata anche grazie alla mia prima classe, a questa classe della fotografia, che mi ha sostenuto, sopportato nella mia inesperienza quando magari correvo troppo o mi perdevo in notazioni superflue, messo alla prova, "costretto" a dare sempre il 100%, che mi ha dato la possibilità, per sedici ore, di far quel che più mi piace nella vita: raccontare una storia.

Voglio immaginarmi tra qualche anno, in uno scenario in cui il mio sogno si sarà realizzato e in cui tutto questo sarà la mia vita. Prenderò questa foto in mano e vi riguarderò tutti negli occhi, pensando che ogni grande storia, ogni grande viaggio, parte, sempre e per sempre, dall'inizio.


Grazie mille a tutti voi che siete stati il mio inizio, a Claudio che mi ha accolto più che a braccia aperte, a tutta la Segreteria UNITRE, a tutti coloro che mi hanno seguito.

Ora, però, si volta pagina: il corso del prossimo anno non si prepara mica da solo!

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