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Radio Libertà su La Stampa


Sul set di Pray (foto: Gian Mauro Barone)

Trovare il proprio nome sui giornali è sempre una grande emozione. E lo è ancor più quando il giornale in questione è un quotidiano prestigioso come La Stampa! In occasione della data di Pray dello scorso sabato, infatti, il giornalista Matteo Pria ha dedicato una pagina intera dell'edizione di Biella di venerdì 5 aprile (pagina 49, nuovo numero fortunato) alla vicenda di Radio Libertà che avremmo poi raccontato sul palco. Lo riportiamo anche qui sul nostro blog!




RADIO LIBERTÀ, LA RESISTENZA VIA ETERE TRA NOTIZIARI, LOTTA ARMATA E CANZONETTE

L'emittente partigiana trasmetteva da Callabiana e Sala


LA STORIA (di Matteo Pria) - La trasmissione radio iniziava con le prime dieci note di Fischia il vento, poi lo speaker annunciava "Radio Libertà, libera voce dei volontari della libertà". Trasmetteva da frazione Trabbia di Callabiana Radio Libertà, l'unica emittente partigiana rivolta al pubblico e non destinata ad uso strettamente militare, operante prima del 25 aprile 1945. Ma quella che era una redazione clandestina si animava di tantissimi altri contributi.

L'idea della radio nacque nell'ambito della seconda Brigata Garibaldi e il contenuto delle trasmissioni è ancora consultabile e custodito nella Biblioteca Civica di Biella. Nulla era lasciato al caso: il direttore era Sandro "Sam" Berruto, che di lavoro faceva il farmacista; i suoi collaboratori erano il tecnico Giovanni Passaglia ("Gamma"), panettiere, e Luigi Galleis ("Gibo"), che lavorava come ferroviere a Biella.

Tutto era organizzato in modo professionale. Era previsto anche un accompagnamento musicale dal vivo che era eseguito da Alfio Re ("Grifo"), che nella vita faceva il filatore, poi si aggiunsero "Lionello" e "Gino". Del gruppo di lavoro faceva parte anche Hans Stricher ("Scat"), che si occupava della programmazione musicale, insieme alla moglie Gianna Ruga ("Elda") e al cantante Lido Maffeo. Inizialmente la sede era a Callabiana: oggi rimane una lapide in frazione Trabbia a ricordare quell'epoca.

La storia di Radio Libertà incuriosisce ancora oggi e ha stimolato anche una tesi di Laurea in Storia di Alberto Borgatta. "Ho dedicato un capitolo a questa emittente, prima di tutto concentrandomi sulla sua vicenda storica, quindi affrontando un'analisi dei temi proposti", racconta. "Nonostante il breve periodo di trasmissione e la sua diffusione limitata a un'area circoscritta, ovvero il Biellese, Radio Libertà fornisce un esempio unico di iniziativa radiofonica partigiana destinata a un pubblico civile. Il suo studio permette di accedere a una testimonianza diretta dei sentimenti e delle ambizioni che animavano il movimento partigiano negli ultimi mesi del conflitto".

Piero Ambrosio e Alberto Lovatto hanno dedicato diverse ricerche a Radio Libertà. "L'aver pensato a una emittente clandestina durante il periodo partigiano è stata un'intuizione significativa, sia per le difficoltà organizzative connesse con la sua installazione in piena zona operativa, sia per il modo innovativo di concepire la propaganda che l'uso della radio comportava. L'enfasi data all'ascolto radiofonico dal regime fascista e l'impressione provocata dalle trasmissioni di Radio Londra ne avranno certo influenzato la nascita. Così come un peso ha certamente avuto la presenza, a Biella, di Radio Baita.

I primi tentativi di mandare in onda Radio Libertà si hanno nell'estate del 1944. "Al comando zona", raccontano Ambrosio e Lovatto, "era giunto in quel periodo, pare grazie alla collaborazione del conte Filippo Maria Trossi, un apparecchio radiotrasmittente proveniente dall'aeroporto di Cameri". La prima trasmissione risale al 14 dicembre 1944, nel gennaio 1945 la redazione fu costretta a trasferirsi a Sala Biellese in seguito a un rastrellamento.

Continuò a trasmettere fino al 19 aprile, quando i fascisti riuscirono a metterla a tacere. Poi le trasmissioni ripresero il 26 aprile e andarono avanti per alcuni giorni. "I testi delle trasmissioni", sottolineano Ambrosio e Lovatto, "oltre 200 pagine dattiloscritte, rappresentano un riferimento fondamentale per la ricostruzione dell'attività e della storia della radio".


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