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Riflessioni sul 23 marzo


La scrivania di 23 marzo 1919

Dopo una domenica per riprendersi, è tempo di riflessioni sulla serata dello scorso sabato al Centro Sociale di Milanere (TO) e, più generalmente, su quest'ultimo periodo di grande lavoro.


Innanzitutto, grazie: grazie al Comune di Almese e all'ANPI Valmessa che, insieme a tutto lo staff del Centro Sociale, mi hanno permesso di portare in scena, proprio nel giorno del centenario della fondazione dei Fasci di Combattimento, questo racconto. Un racconto che, ne ero perfettamente consapevole, non era semplice da portare in scena. Per questo il mio grazie va anche ai tanti che ci hanno raggiunti a Milanere, ai tanti che hanno creduto in questa iniziativa.


Per me è stata una "prima" in tanti sensi: innanzitutto, la "prima" di un progetto a cui presto daremo un seguito e non necessariamente solo teatrale.

Poi, la mia prima esperienza di scrittura politica, che è qualcosa di diverso da quanto abbia realizzato finora. In particolare, parlare di una questione "spinosa" come il protofascismo ha richiesto di muoversi con una grandissima cura e attenzione per provare a cogliere gli aspetti più salienti e, soprattutto, riuscire a farli "passare" in forma teatrale.

Quindi, la mia prima esperienza di scrittura a quattro mani: sono stato davvero felice del fatto che, nella stesura di 23 marzo 1919, ci fosse Sara al mio fianco, che ha curato intere parti della narrazione e con cui abbiamo elaborato l'idea di cui voglio parlare alla fine di questo sproloquio. Meno male che Rossana è meno prolissa di noi, perché se non ci fossero stati i suoi sapienti tagli probabilmente saremmo ancora a Milanere a parlare adesso.


Sono state due settimane dure, il cui risultato sono stati due spettacoli, in un certo senso, opposti. Terra Nova, infatti, è un po' il lavoro del cuore. In Terra Nova ho provato a scaricare sensazioni, sogni, emozioni: è stato forse il mio lavoro più teatrale finora, un lavoro a cui vorrei dare un seguito continuando a raccontare storie di eroismo come questa. 23 marzo 1919 è all'opposto: un lavoro che sentivo di dover fare, uno spettacolo che, in un certo senso, sentivo necessario. Per questo, se dopo Terra Nova sono sceso dal palco ancora emozionato dalla storia appena conclusa, sabato sera ero provato. Ho capito che scrivere di politica è faticoso e al di fuori di questo progetto non so se seguirò ancora questa strada.


Già, progetto. Perché qual è l'idea riferita a 23 marzo 1919? Quella di non fermarci qui, perché la storia da raccontare è rimasta ancora in parte in sospeso. Stiamo infatti cercando di percorrere storicamente (e non politicamente, come mi piace spiegare a tutti coloro che negli scorsi giorni mi hanno scritto accusandomi arbitrariamente, non so bene su quali basi, di voler omettere cose e di non avere, da buon "Compagno", argomenti se non "l'ossessione del Fascismo") le fasi, a sfogliar le pagine che portarono il Fascismo e Mussolini al potere. Per questo, il lavoro di 23 marzo avrà un seguito, o meglio due, entrambi costruiti su due altre date cardine: il 9 novembre 1921 (giorno in cui i Fasci di Combattimento divennero Partito Nazionale Fascista) e il 28 ottobre 1922, la Marcia su Roma. Sara ed io collaboreremo insieme nel costruire questi nuovi step del racconto, di cui, a tempo debito, parleremo più approfonditamente.


Intanto, però, il lavoro continua: con aprile torneremo in scena con Radio Libertà. Doppio appuntamento: il 6 aprile saremo a Pray Biellese (BI), il 17 a Pino Torinese (TO). Vi aspettiamo!


Un marzo indimenticabile


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