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Un orologio per il tempo passato


Qualche anno fa (ormai almeno quattro, in realtà) ero insieme a mia madre: stavamo andando dall'orologiaio a riparare il vetro scheggiato di un mio orologio e, non a caso, si stava parlando di orologi: a un certo punto me ne uscii ricordando il più bell'orologio che mi ricordassi d'aver tenuto in mano nella vita, un International Watch con cassa in acciaio e cinturino in pelle marrone. L'avevamo visto in un negozio della Galleria San Federico a Torino. Peccato che quel negozio, all'epoca, aveva chiuso da qualche tempo, portandosi chissà dove il mio orologio dei sogni.

Finito il mio memoriale mi voltai: mia mamma mi stava guardando con la faccia di chi sta organizzando uno scherzo, ma di quelli seri. Appena finito di parlare, mi disse che quell'orologio, che temevo d'aver perso per sempre nelle pieghe del tempo, già da un po' era a casa mia, in attesa della mia laurea.


Non feci i salti di gioia: non era un bel periodo per quell'argomento, affatto. Già da un po', infatti, mi ero decisamente arenato a Farmacia e giorno dopo giorno vedevo la meta allontanarsi sempre un po' di più. Mia madre concluse lapidariamente che, se non mi fossi laureato, piuttosto di darlo a me l'orologio l'avrebbe regalato al primo passante per strada.


Da quella sera è passata un po' d'acqua sotto i ponti e oggi son qui. Davanti a me ho il cappello che da qualche mese a 'sta parte mi accompagna quando, insieme ai Po'-Lentoni, portiamo in scena lo spettacolo della Disney, addobbato per l'occasione con una corona d'alloro. Accanto, le mie centotrenta sudate pagine su Radio Libertà, di cui ormai posso dire di sapere vita, morte e miracoli. Sopra la copertina rigida della tesi, finalmente, il mio orologio. Così come me lo ricordavo. Come in quel giorno di tanti anni fa, quando non solo Radio Libertà, ma ogni mio progetto artistico, dal teatro alla musica, non era ancora nemmeno un'idea.


Lo scopo degli orologi è quello di segnare il tempo: da oggi in avanti quest'orologio scandirà in ore, minuti e secondi le mie giornate, cronometrerà le prove dei miei spettacoli o delle mie lezioni, mi dirà quanto manca alla consegna d'un futuro esame. Ma non si limiterà a contare il tempo che passa. Per sempre sarà lì a ricordarmi un altro tempo, quello che già passato da quel pomeriggio in cui lo vidi, quando tutto era diverso, quando pensavo che la vita m'avrebbe portato da tutt'altra parte, a oggi, quando ho finalmente raggiunto quell'obiettivo che, se non fosse stato per chi ha continuato a credere comunque in me, probabilmente sarebbe stato solo una vana chimera.


Allora, grazie. Grazie alle tante esperienze e possibilità che ho avuto da allora a oggi e a chi mi ha permesso di averle, perché gli spettacoli, i musical, le lezioni, i concerti, le presentazioni di libri sono stati la miglior formazione possibile, capace di rendere anche l'Università, in un certo senso, solo un altro spettacolo, un altro musical, un'altra lezione, un altro concerto, un'altra presentazione di libri.


Grazie alle tante persone che so di avere accanto sempre, a tutti i miei amici e alla mia famiglia, che anche nei momenti neri mi hanno sopportato, incoraggiato, aiutato a raggiungere questa (prima) meta.


Se oggi, però, ero lì, davanti a quella commissione a ricevere una delle più belle gratificazioni della mia vita fino a qui, be', lo devo a te. A te che da quella nevosa sera di dicembre del 2013 rendi ogni istante della mia vita qualcosa di speciale. Tu sei la mia forza, la mia ispirazione, la mia creatività, la mia felicità, il mio entusiasmo. Senza di te sarei solo un'ombra alla ricerca di una strada da seguire. Tu mi hai preso per mano e quella strada mi hai aiutato a percorrerla tutta, passo dopo passo. Ti amo, più di ieri, sicuramente meno di domani.



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